martedì 20 settembre 2016

VOLEVO SOLO ESSERE NORMALE (INTRODUZIONE)

Un particolare accomuna l'introduzione al libro di racconti e vignette Volevo solo essere normale ad Appunti di un naufrago sentimentale e cioè il fatto che abbia sentito il bisogno di precisare che la molla che mi spinge a scrivere è una sorta di tensione esistenziale o di malessere o meglio ancora di idiosincrasia nei confronti di una massa in cui mi trovo anch'io fagocitato (soffocato). Beh, direi che non c'è niente di male ad essere ispirati dalla "sofferenza", anzi, un amico scrittore diceva sempre che "se fossi sereno e felice non avrei proprio nessun bisogno di scrivere." Ecco, ho bisogno di scrivere per tornare a respirare e non farmi travolgere dal dolore e dalla follia umana.



INTRODUZIONE


Un anno di racconti. Quando ho iniziato a scrivere quelli che compongono questa raccolta, nel febbraio del 2015, vivevo un periodo in cui avevo bisogno di ricaricare le pile. Ero stanco, debilitato dal dover sopportare quotidianamente la mediocrità umana. Ogni tanto capita.
   Cosa faccio quando capita? Scrivo. Scrivendo mi ricarico. È incredibile il potere energizzante della scrittura. Più scrivo più sono ispirato, o cambiando l’ordine degli addendi: più sono ispirato più scrivo. Il risultato non cambia. L’ispirazione aumenta man mano creo nuove storie.
   Devi sapere, amico lettore, che c’è stato un tempo in cui ho sofferto molto, un tempo dove la mia fragilità ha rischiato di uccidermi, un tempo in cui mi chiedevo perché fossi così sbagliato; per il mio stato di diverso (con accezione negativa) incolpavo la sfiga, la natura, l’ambiente, le persone, i miei cari… Poi un giorno, mentre percorrevo la strada della vita, è successo qualcosa: l’illuminazione! Non è avvenuta di punto in bianco, casualmente; ci sono voluti anni, esperienze, ferite, cicatrici, riflessioni, meditazioni e metabolizzazioni per far sì che si creassero i presupposti per l’illuminazione. Ci sono voluti cuore, mente e spirito affinché la luce potesse accendersi. Quel giorno (continuo a chiamarlo giorno ma non è identificabile in un momento temporale preciso) HO CAPITO. Se però mi chiedi “cos’hai capito?” è inutile che continui a leggere. Se mi poni una domanda simile è ovvio che non hai capito nulla e se cercassi di risponderti dimostrerei di non aver capito nulla neanch’io. Ti basti sapere che quel giorno X ho smesso di dare colpe, anche a me stesso. Ho iniziato a vedermi da una prospettiva diversa, illuminato da una luce diversa. Gli enormi difetti che avevo si sono amalgamati con i pregi facendomi scorgere Simone nella sua interezza (completezza?!), non più auto-percepito come una sorta di handicappato, bensì come un uomo unico, diverso in senso positivo questa volta. Certo, solo, tanto solo, ma non può essere altrimenti  in questo mondo di persone omologate, schiavizzate, le cui capacità mentali sono manipolate appena escono dal grembo materno.
   Sulla Terra mi sono sempre sentito un alieno. Sento l’amore della gente che mi è vicina e spero di trasmettergli il mio, ma  la solitudine è una presenza costante. Intanto scrivere mi tiene compagnia, mi riempie e mi fa sentire vivo. Che sia un bravo scrittore o meno me ne sbatto la fava. Scrivo ergo esisto, anche se, tornando al discorso iniziale riguardante SCRITTURA+ISPIRAZIONE non è per niente facile essere scrittori entusiasti di questi tempi. Se sei uno sconosciuto e non hai sponsor chi ti caga? In un mondo dove l’unica cosa che la maggior parte della gente legge sono le quattro righe di un post di Facebook – sforzandosi per giunta, perché già cinque sono troppe – scrivere è come vendere bibbie a Baghdad. Pochi leggono autori senza un nome, quindi per farsi leggere bisogna darsi da fare. Io cerco di promuovermi tramite internet, presentazioni, bancarelle. Lo faccio con passione perché credo nelle mie opere, nelle parole che scrivo, nei concetti che tento di esprimere. Vado fiero delle mie perle perché penso che abbiano un certo valore. Però, metaforicamente e poco umilmente parlando, mi sembra sempre di gettare perle ai porci. Se stai leggendo questo, amico, potresti, mi auguro, non essere un porco…
   I trenta racconti che compongono la raccolta – scritti nell’arco di circa dodici mesi partendo da febbraio 2015, come ho detto – sono inseriti in ordine cronologico, dal primo all’ultimo. Avevo pensato di mettere anche vecchie novelle, ma oltre ad essere reperibili qua e là in internet, ho ritenuto non avesse senso aggiungerle in quanto rappresentanti di un Simone “vecchio”. In Volevo solo essere normale è racchiuso lo stile, l’essenza e la maturità del Simone attuale, un Simone “nuovo” e sempre più rinnovabile.
   Per quanto riguarda le venti vignette invece, scarabocchiate negli ultimi anni, ho optato per non inserirle in ordine temporale, ma anche loro hanno un senso e non sono meno importanti dei racconti, anzi, forse lo sono maggiormente perché questi sfoghi visivi e visionari sono come sogni, sogni da interpretare. E saper interpretare il mondo onirico illumina la strada nel mondo reale.
   Che (D)io vi illumini!

Castello d’Argile, gennaio 2016
   


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