Un particolare accomuna l'introduzione al libro di racconti e vignette Volevo solo essere normale ad Appunti di un naufrago sentimentale e cioè il fatto che abbia sentito il bisogno di precisare che la molla che mi spinge a scrivere è una sorta di tensione esistenziale o di malessere o meglio ancora di idiosincrasia nei confronti di una massa in cui mi trovo anch'io fagocitato (soffocato). Beh, direi che non c'è niente di male ad essere ispirati dalla "sofferenza", anzi, un amico scrittore diceva sempre che "se fossi sereno e felice non avrei proprio nessun bisogno di scrivere." Ecco, ho bisogno di scrivere per tornare a respirare e non farmi travolgere dal dolore e dalla follia umana.
INTRODUZIONE
Un anno di racconti. Quando ho iniziato
a scrivere quelli che compongono questa raccolta, nel febbraio del 2015, vivevo
un periodo in cui avevo bisogno di ricaricare le pile. Ero stanco, debilitato
dal dover sopportare quotidianamente la mediocrità umana. Ogni tanto capita.
Cosa faccio quando capita? Scrivo. Scrivendo mi ricarico. È incredibile
il potere energizzante della scrittura. Più scrivo più sono ispirato, o
cambiando l’ordine degli addendi: più sono ispirato più scrivo. Il risultato
non cambia. L’ispirazione aumenta man mano creo nuove storie.
Devi sapere, amico lettore, che c’è stato un tempo in cui ho sofferto
molto, un tempo dove la mia fragilità ha rischiato di uccidermi, un tempo in
cui mi chiedevo perché fossi così sbagliato;
per il mio stato di diverso (con accezione negativa) incolpavo la sfiga, la
natura, l’ambiente, le persone, i miei cari… Poi un giorno, mentre percorrevo
la strada della vita, è successo qualcosa: l’illuminazione! Non è avvenuta di
punto in bianco, casualmente; ci sono voluti anni, esperienze, ferite,
cicatrici, riflessioni, meditazioni e metabolizzazioni per far sì che si
creassero i presupposti per l’illuminazione. Ci sono voluti cuore, mente e
spirito affinché la luce potesse accendersi. Quel giorno (continuo a chiamarlo
giorno ma non è identificabile in un momento temporale preciso) HO CAPITO. Se
però mi chiedi “cos’hai capito?” è inutile che continui a leggere. Se mi poni
una domanda simile è ovvio che non hai capito nulla e se cercassi di
risponderti dimostrerei di non aver capito nulla neanch’io. Ti basti sapere che
quel giorno X ho smesso di dare colpe, anche a me stesso. Ho iniziato a vedermi
da una prospettiva diversa, illuminato
da una luce diversa. Gli enormi difetti che avevo si sono amalgamati con i
pregi facendomi scorgere Simone nella sua interezza (completezza?!), non più
auto-percepito come una sorta di handicappato, bensì come un uomo unico, diverso in senso positivo questa volta.
Certo, solo, tanto solo, ma non può essere altrimenti in questo mondo di persone omologate,
schiavizzate, le cui capacità mentali sono manipolate appena escono dal grembo
materno.
Sulla Terra mi sono sempre sentito un alieno. Sento l’amore della gente
che mi è vicina e spero di trasmettergli il mio, ma la solitudine è una presenza costante. Intanto
scrivere mi tiene compagnia, mi riempie e mi fa sentire vivo. Che sia un bravo
scrittore o meno me ne sbatto la fava. Scrivo ergo esisto, anche se, tornando al discorso iniziale riguardante
SCRITTURA+ISPIRAZIONE non è per niente facile essere scrittori entusiasti di
questi tempi. Se sei uno sconosciuto e non hai sponsor chi ti caga? In un mondo
dove l’unica cosa che la maggior parte della gente legge sono le quattro righe
di un post di Facebook – sforzandosi per giunta, perché già cinque sono troppe
– scrivere è come vendere bibbie a Baghdad. Pochi leggono autori senza un nome,
quindi per farsi leggere bisogna darsi da fare. Io cerco di promuovermi tramite
internet, presentazioni, bancarelle. Lo faccio con passione perché credo nelle
mie opere, nelle parole che scrivo, nei concetti che tento di esprimere. Vado
fiero delle mie perle perché penso
che abbiano un certo valore. Però, metaforicamente e poco umilmente parlando,
mi sembra sempre di gettare perle ai porci. Se stai leggendo questo, amico,
potresti, mi auguro, non essere un porco…
I trenta racconti che compongono la raccolta – scritti nell’arco di
circa dodici mesi partendo da febbraio 2015, come ho detto – sono inseriti in
ordine cronologico, dal primo all’ultimo. Avevo pensato di mettere anche
vecchie novelle, ma oltre ad essere reperibili qua e là in internet, ho
ritenuto non avesse senso aggiungerle in quanto rappresentanti di un Simone
“vecchio”. In Volevo solo essere normale
è racchiuso lo stile, l’essenza e la maturità del Simone attuale, un Simone
“nuovo” e sempre più rinnovabile.
Per quanto riguarda le venti vignette invece, scarabocchiate negli ultimi anni, ho optato per non inserirle in
ordine temporale, ma anche loro hanno un senso
e non sono meno importanti dei racconti, anzi, forse lo sono maggiormente
perché questi sfoghi visivi e visionari
sono come sogni, sogni da interpretare. E saper interpretare il mondo onirico
illumina la strada nel mondo reale.
Che (D)io vi illumini!
Castello
d’Argile, gennaio 2016
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